Coreografia: Davide Bombana
Musica: J-S Bach
Durata: 25 mn
19 danzatori
"L'arte della fuga mi ha sempre affascinato per la sua complessità, ma anche e soprattutto per la grande emozione che questa musica sublime trasmette.
In genere trovo la musica di Bach ideale per la danza, e nel caso de 'L'arte della fuga' ci troviamo di fronte alla maturità di un genio, anche se la morte ha impedito a Johann Sebastian Bach di completare l'opera. Non siamo mai stati veramente sicuri né dell'ordine esatto delle fughe né del tipo di strumenti o di ensemble che avrebbero dovuto essere utilizzati.
Tutto ciò conferisce un senso di mistero e di frammentarietà che rende la musica ancora più irresistibile.
Per il mio balletto utilizzo diverse versioni musicali del brano, ma il balletto inizia e finisce con il clavicembalo. Il balletto non ha una storia, mi sono semplicemente lasciato condurre attraverso questo labirinto di 'Temi e Variazioni' lasciando che la danza, nella sua forma più pura e astratta, parlasse attraverso la sua bellezza, le sue dinamiche, le sue pulsazioni".
Foto: Nathalie Sternalski
Coreografia: Jean-Charles Gil
Musica: Georges Gershwin
Durata: 25 mn
Jean-Charles Gil ha danzato quasi tutto il repertorio di Balanchine ed è impregnato della musicalità del coreografo. È con questa memoria che si avvicina alla musica di Gershwin che Balanchine ha scelto per creare "Who Cares?
Sweet Gershwin è un pezzo scritto con fluidità ed eleganza, simile a un "dolce" piccante di cui ognuno può scegliere il sapore da portare via con sé. In questo pezzo tecnicamente impegnativo, i ballerini sulle punte sembrano avere una presenza al tempo stesso maliziosa e sensuale, e i ballerini scivolano nel ritmo della melodia, ricordando i musical americani.
Foto: Nathalie Sternalski
Coreografia: Claude Brumachon
Musica: Beethoven
Durata: 8 mn
2 danzatori
Duo da Écorchés Vifs, ambulatorio coreografico creato da Claude Brumachon al Musée Bourdelle nel maggio 2003. Tra danza e scultura c'è l'estremo opposto; tra danzatore e scultore c'è l'estremo primo piano. Dal piccolo all'immenso, dal granello di polvere all'elevazione, volendo inghiottire il mondo nello sguardo di una statua e rappresentare l'irreale nella realtà di una postura.
Foto: Nathalie Sternalski
Coreografia: Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo
Musica: J. S. Bach - concerto per clavicembalo BWV 1052
Una coproduzione di compagnie linga e l'Octogone, Théâtre de Pully
Durata: 25 mn
4 danzatori
Concerto, basato su un'opera per clavicembalo di J.S. Bach, è una riunione di conferenza, una partita a quattro giocata su, sotto e intorno a un tavolo. Come in un'allegoria senza tempo della discussione, delle differenze e degli opposti, i quattro personaggi lottano fino allo sfinimento, fino all'ultima nota, fino a raggiungere una visione comune e un accordo reciproco. Creato per l'Opéra de Lausanne nel 1996, questo pezzo è entrato nel repertorio dell'Opera di Firenze, dell'Opera di Mannheim, del Balletto Nazionale del Portogallo e, più recentemente, dell'Opera di Ankara.
Foto: Nathalie Sternalski
Coreografia: Christophe Garcia
Musica: Laurier Rajotte
Durata: 7 mn
2 danzatori
Questo duo si ferma per un momento nel viaggio di due giovani uomini.
Sono legati da una storia, da un passato, ma soprattutto da un desiderio comune di andare avanti.
Si appoggiano l'uno all'altro, si accompagnano, si sostengono a vicenda e vanno avanti... La vivacità, l'impulsività e l'esaltazione si intersecano con il dubbio, le cadute e i vicoli ciechi.
Foto: Nathalie Sternalski
Coreografia: Christophe Garcia
Musica: Cesar Franck - Preludio, fuga e variazione op.18 nr.3 dai Sei pezzi per organo", Fisarmonica Karin Küstner
Durata: 12 mn
5 danzatori
Ce ne sono 5. In un angolo. Da quando? Fuori? Per quale motivo? Per andare dove?
Foto: Nathalie Sternalski
Coreografia: Jean-Christophe Maillot
Musica: Alfred Schnittke
Durata: 21 mn
18 danzatori
Basato su una scenografia disegnata da Dominique Drillot, Recto Verso ci invita a un viaggio nell'altro lato dello specchio, arcaico mezzo di divinazione e luogo in cui i sufi vedevano l'"essenza infinita" contemplata in molteplici forme. Qui Jean-Christophe Maillot riflette sull'esperienza millenaria del danzatore e del coreografo, sul narcisismo dell'artista, sulla questione del doppio, della dualità maschile/femminile. Che cosa ha da dirci questa forma silenziosa che lo specchio tiene chiusa, e qual è la sua natura? Chi è l'altro che mi guarda in questo faccia a faccia, e quale dei due seduce l'altro? Recto Verso solleva le questioni che il coreografo si trova ad affrontare nel suo lavoro creativo, in particolare quella del suo rapporto con il danzatore.
Foto: Nathalie Sternalski